I proverbi sono detti più o meno brevi, che fissano in forma tradizionalmente codificata una norma, una credenza o un dato dell’esperienza.

Di regola i proverbi hanno struttura metrica (in quanto sono costituiti da uno o due versi: v. il senario " ‘A vigna è na tigna"; il settenario "‘A casa mbidiàta\ o pòvara o malata"), e nella maggioranza dei casi presentano rima e rima interna (Màju fàcia u jhùri\ e giugnu ava l’onùri), ma talvolta solo assonanza (Duva camìna ‘a gàmba,\ màngia ‘a gànga) o consonanza (Mala o’ mpara, pagùra non avìra).
Molto frequenti sono le formulazioni ellittiche (Màju: frìttuli ed ova); ed i wellerismi detti sentenziosi, spesso scherzosi (così chiamati dal nome di Sam Weller, personaggio del Circolo Pickwick di Charles Dickens), in cui un’asserzione è attribuita ad un personaggio (storico o immaginario) o ad un animale ("Dùnami tìampu, ca ti pìarciu", dissa u sùrici ar’a nuci).

I proverbi hanno una diffusione universale e la loro documentazione risale ad epoche assai antiche: si pensi ai Proverbi di Salomone, che costituiscono un libro della Bibbia, o a quelli presenti nelle "Opere e giorni" del poeta greco Esiodo, vissuto fra l’VIII e il VII sec. a. Cr.
Essi si presentano in forme spesso simili presso le culture più diverse. In Italia esistono migliaia di proverbi che esistono in forme uguali (pur nelle varianti dialettali) da un capo all’altro della penisola.

I proverbi sono un fatto tipicamente orale ed appartengono innanzitutto alla cultura tradizionale delle classi subalterne della civiltà agricolo-pastorale: infatti, i proverbi generalmente esprimono i valori e la visione della vita propri di quella cultura e di quelle classi e manifestano la fondamentale staticità delle società arcaiche.

Gli argomenti sono assai numerosi, ma soprattutto riguardano il comportamento morale e i rapporti sociali, le norme di agricoltura e i precetti metereologici.